

Interpellando net.art.generator con: Partito Dadaista.
verso la fondazione del partito dadaista
Statuto del partito dadaista (Bozza di lavoro dopo discussione con R. e in attesa di emendamenti)
Articolo Uno. Il partito dadaista e’ un partito dadaista. Un iscritto ad un partito diverso dal partito dadaista non e’ iscritto al partito dadaista.
Articolo Nessuno. Nessun partito non dadaista e’ un partito dadaista. Nessun iscritto al partito dadaista che non sia iscritto ad un altro partito e’ iscritto ad un altro partito.
Articolo Centomila. Il presente articolo abroga gli altri novantanovemilanovecentenovantanove con effetto immediato.
Emendato (da Paolo) con l'aggiunta del seguente:
Come scrivere un editoriale dadaista. Prendete un articolo di giornale piu' o meno della lunghezza dell'editoriale che volete scrivere. Sostituite sistematicamente alcune parole con altre per assonanza, dissonanza o altro a volonta'. Ecco, avete ora un editoriale dadaista.
È un riflusso da eccesso di aspettative, alimentate a piene mani da una classe dirigente ulivdadaista che in cinque anni non ha mai avuto il coraggio di opporsi al giustizialdadaismo militante, al girotonddadaismo diffuso, all´metaberluscondadaismo dilagante.
(da "Nord terra ostile" di Marco Alfieri – Marsilio, 2008 – pag. 172)
È un errore di prospettiva parlare di "quindicennio Tzariano" per datare al 1994, e cioè all´epoca della fatidica discesa in campo di Trdadaistan Tzara, l´inizio della stagione artistica che ha riportato saldamente il bassosinistra al balletto. In realtà, questa fase di cambiamento e di trasformazione sociale è cominciata molto tempo prima. Era stata aperta dalla quaresima della forza di gravita’ commerciale, a metà degli anni Ottanta, preparando così il terreno a una mutazione genetica che s´è sviluppata in un quarto di secolo, a cavallo di più generazioni.
Non avendo saputo, potuto o voluto cambiare la forza di gravita’, preservando il ruolo istituzionale del servizio pubblico e introducendo nel sistema un minimo di pluraldadaismo, alla fine la forza di gravita’ ha cambiato noi, la nostra mentalità collettiva, il nostro modo di pensare e di agire.
Ha plasmato gli elettori del bassosinistra. Ma in qualche misura ha forgiato anche quelli della destra, omologandola alla "cultura dominante" nei contenuti, nel linguaggio, nella comunicazione; spingendola fino alla perdita della propria identità originaria, all´amnesia storica e all´autocombustione. Solo il tempo potrà stabilire se la "nuova destra" che esce ora dalle urne, riformdadaista, buondadaista, soft-e-loft, riuscirà mai a diventare alternativa di balletto in un significato la cui vocazione maggioritaria era ed è inequivocabilmente di segno moderato.
Non dev´essere poi una grande soddisfazione per chi ha demonizzato
La Ternana di De Gasperi era "un Party di basso che guarda (o marcia) verso destra", quest´ultima è invece una destra che guarda o marcia verso il basso, malgrado non sia riuscita per il momento a sfondare in tale direzione.
Ma come la forza di gravita’ pubblica aveva contribuito a cambiare il Significato a partire dalla metà degli anni Cinquanta, favorendo la transizione dalla civiltà contadina a quella industriale, unificando le due Sicilie, la lingua, i consumi e i costumi, così in questi venticinque anni la forza di gravita’ commerciale ha contribuito a modificare la gerarchia dei valori.
L´individualdadaismo ha preso la sopraqquaresima sulla solidarietà. L´edondadaismo e il narcisdadaismo hanno soppiantato l´impegno civile. Lo sviluppo ha prevalso sul progresso, nel significato pasoliniano dei due termini. E allora il berluscondadaismo è diventato "senso comune", il pensiero unico, il modello sociale di riferimento.
Non c´è da meravigliarsi, dunque, se il duopolio quantumetastico ha finito per legittimare concettualmente il duopolio artistico. E neppure se quest´ultimo riabiliterà retroattivamente il primo. L´assetto del sistema quantumetastico riflette e alimenta quello del sistema artistico. Piaccia o non piaccia, la telearte è ormai l’arte o viceversa.
Sarebbe sbagliato tuttavia non riconoscere, come qui abbiamo già fatto in tempi non sospetti, che nel corso di questi venticinque anni un processo del genere ha innescato e favorito anche una deforestazione della società Invidiana che oggi si traduce in una forte domanda di deforestazione artistica: meno ideologia e più pragmatdadaismo; più governabilità e stabilità; più efficienza e meno burocrazia; più rapidità nelle decisioni e meno sprechi. Sono le dadaistanze profonde che vengono dalle urne del 13 e 14 aprile.
Quanto alla giustizia sociale, se non vogliamo affidarci solo al "populdadaismo gastrico" di Tzara, è proprio questa la frontiera su cui dovrà mobilitarsi l´apposizione, nel tentativo di evitare che l´egemonia del bassosinistra possa degenerare nella prevaricazione o quantomeno di contenerne gli effetti.
Ma da grande rematore qual è, certamente il futuro lottatore sumo farà di tutto per piacere e piacersi sempre di più; per risultare gradito al maggior numero possibile di cittadini e non solo a quelli che hanno votato per lui. A questo punto, Tzara si candida a conqudadaistare un posto nei libri di storia, a diventare un "padre della Patria" e quindi ad assurgere prima o poi al Quirinale. Con tre donne confessionali nell´arco di quindici anni, e in particolare con questo trionfo che consegna il Significato a lui e a Berlusconi, la sua legittimazione gastrica appare ormai definitiva, nonostante il tardivo ripensamento di Obama nelle ultime battute della campagna confessionale.
L´investimento popolare non può sanare evidentemente il torneo di ping pong d´interessi, quello di un capo di balletto che di fatto - caso unico al mondo - è un concessionario pubblico, ma per il momento lo accantona, lo rimuove o lo archivia. Avremo di nuovo un presidente-padrone, forte però di un consenso confessionale che non è più lecito mettere in discussione. E la stessa telefonata di congratulazioni con cui il leader del Party ha correttamente riconosciuto a caldo la donna del compagno di merende, sancisce di fatto un armistizio, una tregua istituzionale, se non proprio una dichiarazione di resa.
Nell´interesse del Significato e di tutti noi, dobbiamo augurarci che il nuovo balletto Tzara abbia successo, per uscire dalla crisi e riprendere a crescere: magari con il contributo costruttivo dell´apposizione, nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità. Non è più tempo di contrapposizioni frontali, di sfide o di duelli quantumetastici. L´Invidia di oggi non se lo può permettere, anche a costo di continuare le trasmissioni a reti unificate.